venerdì 20 agosto 2010

SCIE CHIMICHE - un po di chiarezza

Oggi si parla tanto di scie chimiche e controllo del clima con tanto di sensazionalismo anche da parte di giornalisti sprovveduti che cavalcano la tigre solo per avere successo e credibilità sparlando in maniera pseudoscientifica di un argomento che non ha nulla di strano e che è sperimentato sin dagli anni 50 in diversi paesi compreso l'Italia.


In epoca contemporanea l'innovazione di maggior successo è giunta, per quanto concerne il controllo del clima locale, da Bernard Vonnegut, scienziato americano della General Electric, che nel novembre 1946 constatò come nuclei di ioduro d'argento fossero in grado di catalizzare l'umidità contenuta nelle nubi trasformandola, a seconda della temperatura dell'aria, in acqua o in neve.


Il processo è divenuto ormai molto comune grazie soprattutto al perfezionamento dell'impiego che Israele per primo ne fece negli anni 50 e 60 al fine di sfruttare ogni possibile risorsa idrica per il proprio suolo assai arido. Oggi non meno di 40 paesi utilizzano questa tecnica, con 150 progetti in esecuzione e un consumo mondiale annuo di circa 50 tonnellate di sali d'argento – anche se si vanno moltiplicando le denunce sulla loro possibile pericolosità per la salute umana. Se considera che la "dose" normale singola utilizzata per provocare la precipitazione è di 20-30 grammi, significa che annualmente avvengono circa 2 milioni di "trattamenti", la metà dei quali effettuati dalla Cina. Il metodo più promettente, nato in Sudafrica e rapidamente diffusosi fino in Messico, appare però quello del ricorso a sali igroscopici (calcio e sodio).


Ovviamente può essere ancor più importante limitare le piogge che produrle. Specie nel caso di tifoni e uragani. Per fare ciò, è possibile cospargere le nuvole da trattare con un apposito polimero polverizzato, in grado di assorbire acqua fino a 1.500 volte il proprio peso. La reazione forma una sostanza gelatinosa che cade al suolo, riducendo così l'intensità della precipitazione. Ma quali sono i principali paesi che puntano a realizzare modifiche climatiche? Oltre a Israele, già citata, naturalmente troviamo gli Usa, sia con programmi di piogggia artificiale sugli Stati più aridi dell'Ovest, sia con l'ambiziosa speranza di poter deviare gli uragani e i tornado che affliggono il paese. Infatti, secondo un recente studio del National Hurricane Center che ha esaminato il periodo dal 1900 al 2005, la media annua dei danni è risultata di circa 10 miliardi di dollari, con punte di 150 miliardi nel 2004-05 e di 140-157 ai valori attuali per l'uragano che nel 1926 devastò Miami


. Il caso Chernobyl

La Russia, che durante la Guerra fredda aveva tentato di sviluppare un programma di controllo meteo in risposta agli analoghi sforzi Usa, ha largamente accantonato queste velleità anche per la grave carenza di fondi statali. E non si sa quindi quali siano le reali capacità raggiunte in materia, oltre alla padronanza nell'impiego dello ioduro d'argento. Nel novembre 1997 – secondo quanto scrisse la giornalista americana di origine malese Chen May Yee per il Wall Street Journal – Mosca si offrì di aiutare la Malaysia, minacciata dal fumo degli enormi incendi che stavano devastando la vicina isola di Sumatra, creando un tifone per spegnere i focolai. Con mezzi e risultati peraltro ignoti. Più probabile che sia riuscito il disperato tentativo d'inseminare di ioduro d'argento le nubi causate dall'incidente di Chernobyl, per circoscrivere la diffusione di dosi micidiali di radioattività.


I progressi più vistosi li sta comunque compiendo la Cina. Il gigante asiatico ha creato un "Dipartimento per la modifica del clima", nell'ambito dell'Accademia cinese delle scienze meteorologiche, forte di ben 35-37mila tecnici – alcuni dei quali agricoltori cui sono affidati cannoni anti-aerei modificati e razzi anti-grandine, pare in numero superiore a 12mila pezzi, oltre a una trentina di aerei totalmente dedicati a tale compito. Il budget di Pechino è enorme, specie in confronto alle risorse ben più modeste mobilitate dagli altri paesi: ben 500 milioni nell'ultimo quinquennio. Ma gli obiettivi (e le necessità) sono altrettanto grandi. La Cina mira a contrastare gli effetti di distorsioni ambientali di crescente gravità: siccità sempre più frequenti, desertificazione che dilaga nella regione lungo il confine mongolo, alluvioni e tifoni disastrosi, inquinamento elevatissimo, specie a Pechino, che pioggie più frequenti potrebbero alleviare. Anche se i risultati già ottenuti appaiono notevoli: l'agenzia d'informazioni cinese valuta in 250 miliardi di tonnellate la pioggia artificiale prodotta tra il 1999 e il 2006. Cristalli igroscopici Aumentano le sostanze adatte Alcune sostanze, dette glaciogene, favoriscono il formarsi di cristalli di ghiaccio. La più nota di queste è lo ioduro d'argento che, per le sue caratteristiche chimico-fisiche, agisce come nucleo di congelamento. Se un cristallo di ioduro d'argento viene a contatto con goccioline d'acqua, facilita il loro congelamento, cioè la formazione di cristalli di ghiaccio. Lo ioduro d'argento fu inizialmente utilizzato poichè i suoi cristalli hanno una forma simile a quella esagonale dei cristalli d'acqua. In seguito si è compreso che tale caratteristica geometrica non è indispensabile: vi sono infatti molte altre sostanze (sali) che hanno cristalli delle più diverse forme e agiscono al pari dello ioduro d'argento. I tentativi recenti 2 novembre - Pechino L' "Ufficio per la modifica e il controllo del clima" decide d'impiegare 186 dosi di ioduro d'argento per inseminare un sistema nuvoloso in transito, allo scopo di limitare i danni di una persistente siccità. Ma un repentino calo della temperatura trasforma la pioggia in un'abbondante nevicata. 16 ottobre - Mosca Il sindaco della capitale russa, Yuri Luzkhov, s'impegna a garantire alla città un inverno senza neve disperdendo le perturbazioni in arrivo. Costo stimato: 6 milioni di dollari (contro 10 milioni per lo sgombero neve). 1° ottobre - Pechino 18 aerei attrezzati "trattano" le nubi che minacciano la parata militare che celebra i 60 anni della Rpc: in effetti, essa si svolge all'asciutto. 9 novembre 2009



Questa immagine invece mostra il "bang" prodotto da un aereo supersonico che rompendo il muro del suono produce una caratteristica scia a cono fatta di vapore d'acqua condensato.
Molto semplicemente....

Cos'è il suono? E' una vibrazione dell'aria, che si propaga a una certa velocità (intorno ai 300 metri al secondo).

Quando un aereo vola, il suo movimento crea una vibrazione che si sposta in avanti alla velocità del suono.
Nello stesso tempo, però, l'aereo comprime l'aria davanti a sè.

Finchè l'aereo vola sotto la velocità del suono, la vibrazione sonora è più veloce della compressione.

Man mano che l'aereo si avvicina a quella velocità, questi due effetti (vibrazione sonora e compressione) tendono ad accavallarsi, fino a creare un vero e proprio muro invisibile davanti all'aereo.

Nel momento in cui l'aereo supera la velocità del suono, sfonda quel muro, e le onde sonore vengono superate dall'aereo e dalla compressione che esso genera, e non potendosi scaricare in avanti (perchè c'è l'aria compresso dal movimento dell'aereo) si scaricano all'indietro, creando un cono che parte dalla punta dell'aereo e si allarga all'indietro.

Quel cono è quindi il rumore dell'onda d'urto generata dal muro d'aria sfondato dall'aereo, e si allarga per chilometri raggiungendo anche il suolo, dove è percepito come un bang.

Questo proprio in parole semplici. Se mi legge un tecnico storcerà il naso.

L'importante è capire che il bang sonico si genera nel momento in cui l'aereo supera la velocità del suono, e continua ad esserci finchè l'aereo vola supersonico.
 

Allora ? Possiamo metterci anche questa "speciale scia" tra le fantasiose scie chimiche?