lunedì 23 agosto 2010

LE SFERE DI HESSDALEN - Fenomeni Naturali o Presenze Aliene?


Le "luci di Hessdalen", avvistate nella omonima valle norvegese, rappresentano il prototipo dei fenomeni luminosi anomali in atmosfera. Esse consistono in genere di palle di luce multiformi e multicolori, caratterizzate da una lunga durata e talvolta da enormi emissioni di energia. Hanno dimensioni oscillanti da mezzo metro a 30 metri. Le caratteristiche accertate di ricorrenza rendono questo tipo di evento fisico molto adatto per campagne sistematiche di misurazione. Nel 1984 il gruppo norvegese Project Hessdalen guidato dall'ingegnere Erling Strand dimostrò per la prima volta che il fenomeno era misurabile, e che, in particolare gli eventi luminosi erano nettamente correlati con perturbazioni magnetiche, producevano una forte traccia radar e talora emissioni improvvise e di breve durata nelle onde radio corte (HF). Si discusse dell'argomento nel 1994 ad un congresso internazionale di fisica, presente il nobel per la fisica Boris Smirnov, dove si giunse alla corale conclusione che il fenomeno meritava un'attenta analisi secondo il protocollo delle scienze fisiche. E infatti gli sviluppi osservativi di questa ricerca si sono rapidamente evoluti. I dati acquisiti dal Project Hessdalen nel 1984 furono rianalizzati subito dopo il congresso, cosa che permise di confermare il quadro dedotto dai norvegesi; nell'ambito di questa analisi a posteriori si rilevò anche che esisteva una non trascurabile correlazione tra alcuni parametri del fenomeno e l'attività solare giornaliera. Ciò portò a ritenere che l'attività solare con le sue particelle ad alta energia che collidono con l'atmosfera terrestre potesse essere una possibile causa di innesco del fenomeno, tuttavia si rilevò anche che molte altre caratteristiche del fenomeno non potevano essere agevolmente spiegate in questa maniera. Una possibile correlazione tra il fenomeno e l'attività solare mensile e annuale è stata recentemente esclusa, almeno tenendo in considerazione il numero di macchie solari come parametro. Dal 1998, su iniziativa di Erling Strand e Bjorn Gide Hauge, professori assistenti all'Ostfold College di Sarpsborg, è operativo a Hessdalen un vero e proprio osservatorio (AMS), attrezzato di videocamere automatiche che monitorano il fenomeno in tempo reale, coadiuvate da un radar e da un magnetometro. Nell'arco di 4 anni l'osservatorio ha consentito di costruire una statistica attendibile sul fenomeno: esso tende ad apparire con picchi nel periodo invernale, si presenta maggiormente nella fascia oraria che va dalle 22 alle 01, ma appare ovunque in cielo e in terra non seguendo aerovie preferenziali.
QUADRO FENOMENOLOGICO
Corpi solidi Illuminati. Sulla base dell’analisi della distribuzione tridimensionale della luce (PSF) ricavata dalle immagini utilizzando un apposito software e l'analisi spettroscopica, si evince che la luminosità prodotta dal fenomeno è probabilmente di natura termica, ovvero causata da una sostanza riscaldata.
Corpi termicamente autoregolati. Nel caso specifico di Hessdalen si tratta comunque di una sostanza con caratteristiche nettamente "non termodinamiche", nel senso che non va soggetta a raffreddamento o ad espansione come ci si aspetterebbe da un gas caldissimo di ioni ed elettroni (un classico plasma).
Corpi fortemente variabili in luminosità. II fenomeno è fortemente variabile in luminosità su una scala di tempo inferiore al secondo. Una legge dice che l'aumento di luminosità di un corpo che brilla a causa di effetti di riscaldamento dipende dalla quarta potenza della temperatura e dalla seconda potenza del raggio della superficie emittente. Nel caso delle luci di Hessdalen, dove si è assodata la costanza della temperatura, l'aumento di luminosità è dovuto esclusivamente all'aumento del raggio. Ciò avviene improvvisamente ed è dovuto non all'espansione delle sfere luminose ma all'improvvisa apparizione di un grappolo di luci attorno ad una luce centrale (che si comporta apparentemente come un "seme"). 
Corpi grandi che espellono corpi più piccoli. In molti casi il fenomeno tende ad espellere corpi sferici secondari e ciò può avvenire nell'arco di un secondo o meno. Talora i corpi secondari tendono a loro volta ad essere attorniati da luci secondarie che formano un nuovo grappolo. Il meccanismo ricorda in alcuni aspetti la moltiplicazione cellulare, se non che ten de ad estinguersi in tempi più o meno brevi (1 - 30 minuti, tipicamente).
Corpi luminosi che si spengono in un punto e si accendono in un'altro. Le luci di Hessdalen si muovono a scatti sia a bassissima quota che verso il cielo, non in maniera continua. Ciò determina una "traiettoria a scatti", come appare in lunghe pose fotografiche
Corpi talora geometrici e simmetrici. Talvolta le luci di Hessdalen tendono ad assumere forme geometriche e/o simmetriche. Ciò avviene in due modi: a) le palle di luce si uniscono come a formare un disegno (spesso triangolare), b) a volte le palle di luce stesse tendono ad assumere forme geometriche (spesso rettangolari e triangolari). Ciò avviene soprattutto quando la luminosità è relativamente bassa.
Elettrificazione. La valle di Hessdalen sembra essere completamente elettrificata. Ovunque appaiono in cielo e in terra Flash luminosissimi e della durata di una frazione di secondo. I Flash hanno l'apparenza prevalentemente globulare. Alcuni di questi sono stati fotografati utilizzando pose molto lunghe
Potenza Luminosa. Il fenomeno luminoso può raggiungere potenze luminose fino a 100 kW. Esse possono essere mantenute per diversi secondi nelle fasi di massimo della luminosità. Massimi con tale potenza possono ripetersi nell'arco di un'ora o più.
Emissione di Particelle. II fenomeno luminoso è associato a segnali radio a bassa frequenza (VLF) con caratteristiche Doppler, con profili " - ora verso frequenze inferiori (red-shift) ora verso frequenze maggiori ' (blue-shift), e con velocità oscillante tra 10.000 e 100.000 Km/sec.
Rilascio di particelle metalliche. Quando il fenomeno approccia il terreno, in seguito ad analisi di spettrometria a plasma e di microscopia elettronica (si ringrazia la SACMI Imola per aver messo a disposizione i propri laboratori di analisi) esso sembra rilasciare sferule di ferro del diametro di 20 micron che si depositano su una polvere dalle caratteristiche leggermente radioattive.


PROBLEMI APERTI E CONCLUSIONI
Esistono diversi modelli fisici invocati per spiegar il fenomeno. Piezoelettricità, Monopoli Magnetici Mini Buchi-Neri, Attività Solare e Raggi Cosmici Elettricità Atmosferica, Fluttuazioni Quantistiche del Vuoto. Nessuno di questi modelli è comunque in grado di spiegare in maniera completa e univoca le caratteristiche empiricamente riscontrate nel fenomeno. Probabilmente il modello che si avvicina di più alla realtà è quello proposto da Abrahamson che può essere considerato una variante dei modelli sui "fulmini globulari" e che può ricollegarsi in par te alla teoria della Piezoelettricità.
I principali problemi aperti possono essere così sintetizzati:
1. L'elevata energia prodotta dal fenomeno sia i ottico che in radio, e, talora, la lunga durata de fenomeni di luce.
2. La costanza della temperatura, le caratteristi che di autocontenimento delle sfere di luce, la coesistenza di sfere bianche e rosse di ugual dimensioni.
3. La modalità improvvisa di accensione e spegni mento del fenomeno, e di formazione di grappoli di luce, anche con caratteristiche di espulsione di sfere secondarie.
4. Le apparenti caratteristiche di "solidità" mo strate da molti dei fenomeni riscontrati.
5. Lo spettro, di estremo interesse, mostra comunque caratteristiche chimiche difficilmente interpretabili con spettrografia a bassa risoluzione.
Un dato è certo: se di fenomeno naturale si tratta c'è da pensare che l'intelligenza della natura sia così efficiente da surclassare tutti i tentativi dell'uomo d imbrigliare e contenere la fusione nucleare in reattori del tipo del Tokamak. Per questa ragione, la piena comprensione dei meccanismi fisici che stanno alla base della super-forza che anima le luci di Hessdalen, potrebbe presto fornire all'umanità una nuova sorgente di energia di straordinaria potenza.
Ci sono valide ragioni di ritenere che la spettroscopia ottica ad altissima risoluzione, tuttora i programma per missioni nell'immediato futuro con strumenti già disponibili, possa dare una risposta decisiva e risolutiva a molti dei quesiti tuttora aperti.
RIFERIMENTI BIBIOGRAFICI